vulvodinia, dolore sessuale femminile, dolore pelvico

Il dolore pelvico cronico femminile include disturbi come la vulvodinia, la dispareunia e la cistite recidivante. Da una review della letteratura si stima che la prevalenza del dolore pelvico cronico nella popolazione femminile si aggiri tra il 5,7% e il 26,6%.

La più comune causa di dolore sessuale femminile in età fertile è la vulvodinia che colpisce circa il 15% delle donne, mentre la più comune causa di dolore sessuale femminile in post menopausa è l’atrofia delle mucose vulvovaginali che colpisce circa il 20% delle donne.

Si suppone che la prevalenza della vulvodinia sia sottostimata, sia perché molti medici, anche i ginecologi stessi, non conoscendo a fondo la patologia sono spesso portati a pensare che i sintomi riportati abbiano un’origine psicosomatica, sia perchè le persone stesse arrivano prima o poi ad abbandonare la ricerca di una cura, oppure a convincersi che il problema sia tutto “nella loro testa”.

Che cos’è la vulvodinia?

Il termine vulvodinia indica un dolore persistente localizzato nella vulva, spesso descritto come forte bruciore, spilli, scosse o fitte, in assenza di cause organiche specifiche (infettive, infiammatorie, neoplastiche o neurologiche). E’ un dolore di tipo nociplastico, cioè i nervi diventano ipersensibili, che può impattare sulla vita quotidiana limitandola in varie forme (es. uso di tamponi, avere rapporti sessuali penetrativi, indossare vestiti attillati, praticare sport, ecc.).

Per poter inquadrare il dolore che una persona può provare, in assenza di cause organiche, dobbiamo introdurre il concetto di disestesia, ovvero una sensazione spiacevole o anomala che include: allodinia (cioè percezione algica evocata da uno stimolo che normalmente non provoca dolore), iperalgesia (cioè amplificata percezione algica dovuta a un trigger di per sè doloroso). Tipicamente, persone affette da vulvodinia sperimentano entrambi questi sintomi.

Essendo una patologia cronica e invalidante ha un impatto anche psicologico, relazionale e sessuale.

Quanti tipi di vuvlodinia esistono?

La vulvodinia può essere generalizzata, ovvero estesa a tutta l’area vulvare, oppure localizzata, quando è circoscritta a una sola parte della vulva. Inoltre, può essere provocata, ovvero, presentarsi in seguito a uno stimolo tattile o meccanico, sessuale o non (per esempio tentativi di penetrazione, ma anche se si indossano pantaloni stretti che comprimono), spontanea (si presenta in assenza di fattori noti) oppure mista (provocata e non provocata). Può essere primaria (ovvero presente da sempre) o secondaria (si presenta a un certo punto della vita) e la sintomatologia può essere cronica, continua, intermittente o episodica.

Quali sono le opzioni terapeutiche della vulvodinia?

Oggigiorno sono disponibili diverse opzioni terapeutiche in grado di migliorare o guarire la vulvodinia. Il trattamento dovrebbe essere personalizzato, a seconda della storia clinica della persona e del tipo di vulvodinia, multidisciplinare, poichè spesso necessita dell’intervento di diverse figure professionali (ginecologo, psicoterapeuta, sessuologo, ostetrica, fisioterapista, urologo), e multimodale, perché integra l’utilizzo di più terapie.

Le opzioni terapeutiche mediche solitamente prevedono l’uso di farmaci orali per “bloccare il dolore”, formulazioni topiche, terapie iniettabili nei trigger points, blocco del nervo pudendo e intervento chirurgico. Molto utile può essere anche la fisioterapia della muscolatura del pavimento pelvico, eseguita da fisioterapisti o ostetriche, ed essenziale è il lavoro psicoterapeutico sugli aspetti psicologici, relazionali e sessuali correlati alla patologia.

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Dott.ssa Melinda Ravagnan – Psicologa Chioggia e Sottomarina, Psicoterapeuta, Sessuologa, Neuropsicologa